Italiaetica


Una nuova rivista a carattere periodico, parte con tanti auspici ed altrettanti buoni propositi che, tuttavia, devono fare i conti con una serie di obblighi e di doveri molto impegnativi.

A questo principio non sfugge Italiaetica che, rispetto a quanto già fanno altre riviste già affermate e pubblicate in Italia, coltiva la particolare ambizione di richiamare la riflessione su alcuni temi che hanno a che fare con i migliori comportamenti che ciascuno di noi è in grado di attuare, soprattutto quando si rivestono responsabilità di rilievo. Vorremmo proporre, allora, ulteriori orizzonti di discussione con la giusta onestà intellettuale che richiede uno sforzo del genere, soprattutto se si guarda al bene comune.

Più di qualcuno penserà che è davvero molto difficile individuare uno spazio da colmare nell’ambito del dibattito economico e sociale che si svolge attraverso l’editoria scientifica nazionale e, in particolare, per chi si trova già impegnato nel sostenere l’oggettività di una rivista, sa bene quali e quanti problemi di diversa natura si è costretti ad affrontare per mantenere in vita l’esistenza di esperienze rivelatesi nel tempo faticose e scarsamente gratificanti. E, ciò, anche se nel campo dei fatti tante rassegne editoriali si sono dimostrate molto valide e fruttuose.

Eppure, il momento che attraversa il nostro Paese rivela una forte caduta di valori ed un calo di tensione proprio laddove, invece, occorrono quelle motivazioni di determinazione e di ostinazione che sempre si rivelano necessarie per superare ogni tipo di avversità.

A volte il dibattito che si svolge in Italia su determinate questioni, fa avanzare il sospetto che si sia smarrito l’entusiasmo e la voglia di fare.

Vorremmo anche aggiungere, con grande franchezza, che questo stato di cose si trascina in avanti da molto tempo e rischia di logorare l’anima più profonda e concreta sulla quale si regge la realtà della nostra Penisola.

Troppi segnali ci mostrano la fragilità e la precarietà della situazione e vorremmo evitare, per lo meno in questa sede, di richiamare le statistiche, le inchieste e le classifiche, interne ed internazionali, che denunciano i versanti di ritardo e di arretramento dell’Italia.

Problematico e grave si presenta il quadro economico nazionale che sotto l’incalzare di uno scenario sempre più capriccioso, non riesce ancora ad offrire risposte concrete alla perdurante disoccupazione che rappresenta, oramai, l’indomabile bestia nera verso la quale sembrano impotenti e rassegnate le nostre società occidentali.

D’altro canto, l’assetto dell’economia nazionale si presenta condizionato da un baricentro più esterno che interno e risulta dominato da una finanza sempre più volubile, mostrando così, evidenti difficoltà per tenere il passo di un ritmo che viene scandito altrove, tra l’estremo oriente ed il continente americano.

Ma, quello che colpisce ancora di più, è l’ineluttabilità che in tanti attribuiscono alla china verso la quale sembra volgere l’intera società nazionale.

Se il declino costituisce la terminologia che meglio di altre è in grado di raffigurare una situazione del genere, il quadro che si presenta sotto gli occhi di tutti è davvero molto preoccupante: tra chi si sente rassegnato ad accettarne le conseguenze, mentre, altri più che opporsi all’avanzare di tale situazione, la combattono attraverso la discordia e le divisioni innescando deprecabili fenomeni di dispersione e di delusione.

Questo è il punto.


Italiaetica non vuole appartenere né all’una e né all’altra categoria e cercherà, con la forza che scaturisce dalle riflessioni che saranno in grado di suscitare gli scritti che di volta in volta proporrà, di suscitare una profonda discussione sui temi scientifici, economici e sociali che il nostro Paese si trova ad affrontare.

Italiaetica coltiva la speranza e l’ambizione di mantenere una prospettiva di lungo respiro sulle questioni del presente, con un occhio che guardi al passato e con l’altro puntato verso il futuro.

Siamo convinti che sia opportuno indagare l’altra parte di verità su cui si estrinseca la complessità della nostra società, attraverso una diversa chiave di unità e di sviluppo. Un simile obiettivo può essere perseguito se vi sono condizioni e motivazioni capaci di legare intorno ad un comune sentire, la comprensione ed i vantaggi di un nuovo approccio.

Se è vero che le responsabilità sociali e collettive, quelle istituzionali e quelle, ancora, della classe dirigente, hanno una funzione determinante per indirizzare la traiettoria dello sviluppo del nostro Paese, mai, come in questo momento, anche i comportamenti individuali risultano altrettanto importanti per operare un richiamo verso i doveri e le responsabilità che spettano ad ognuno.

La convergenza dei comportamenti, a questo proposito, risulta essenziale per dar vita ad un’insieme di sinergie da cui dipende il ritorno verso un’idea migliore di società.

Di conseguenza, anche al progresso ed alla tecnologia, in una società che sia effettivamente al servizio dell’uomo, dei suoi bisogni e del bene comune, si richiede un corso appropriato e parallelo che non consente indirizzi autonomi rispetto ad un simile richiamo.

Abbiamo il sospetto che di fronte all’incessante sviluppo della tecnica, che dall’ultimo dopoguerra ad oggi ha alimentato un progresso come mai si era mai visto prima nella storia dell’uomo, le altre scienze abbiano rallentato il passo. Il pensiero, cioè, ha preferito dedicarsi di più a quanto potesse garantire un ritorno immediati, sacrificando i saperi duraturi che offrono all’intelletto e alle sue inclinazioni una prospettiva più consona alla natura stessa dell’uomo. Come se la tecnologia fosse alimentata di più di ogni altro interesse scientifico.

Anche la stessa democrazia, potremmo dire, non si è evoluta e non è capace di produrre uno sforzo dal quale poter trarre indicazioni utili per estendere le aree del benessere e quelle della partecipazione alla sua funzione insostituibile.

Su questi temi la rivista sarà assiduamente presente, per ricercare quella base di interpretazione che può consentire di guardare oltre, per ribadire un significato del sapere e delle scienze, intimamente collegato al rispetto della natura dell’uomo.

Siamo convinti, infatti, che il nostro tempo difetti di un opportuno e necessario bilanciamento tra la tecnologia e l’interesse per l’uomo. La finanza, la globalizzazione e gli scandali che hanno riguardato le grandi imprese, dimostrano quanto sia ancora poco presente il rispetto per l’esigenza profonda che pone la dignità di ogni persona.

L’insieme di queste considerazioni ci spinge a rifuggire anche da una concezione secondo la quale le scienze politiche debbano inquadrare i problemi della nostra società, esclusivamente, all’interno di un’equazione economica e finanziaria, di complicata e di difficile soluzione.

Se è vero che le ideologie hanno fatto il loro tempo, perché, gli accadimenti storici si sono incaricati di dimostrarne la feroce irrazionalità e l’utopia illusoria, le idee, la forza del progetto e l’elaborazione di nuove proposte per un mondo più vivibile, non hanno ancora perso la loro validità.

Troppe volte ancora, capita di trovarci di fronte ad una concezione della società che si riduce a mettere accanto le esigenze di crescita della produzione, con i continui tentativi di aggiustamento dei conti pubblici, il rilascio di una serie di servizi pubblici e la garanzia di sicurezza da offrire ai cittadini.

Non vogliamo banalizzare la portata di simili problemi e nemmeno crediamo che essi vadano sottovalutati.

Eppure, siamo convinti che ciò non basta, perché abbiamo racchiuso l’enorme potenzialità di cui siamo portatori in uno schema ristretto, che si ritorce continuamente al proprio interno, senza vie di uscita.

Come se una società migliore e più giusta potesse avere una prospettiva solo se si identifica con le ingegnerie di bilancio, con i consumi e con le cose da possedere.

Vorremmo che taluni temi dei quali non si sente più parlare, come la disoccupazione, il mezzogiorno d’Italia, ed altri ancora, tornassero al centro delle discussioni e delle proposte per segnare il reale sviluppo della nostra società.

La storia della nostra civiltà proprio a questo riguardo, ci offre tanti spunti in tema di diritti e di conquiste di cui la Costituzione italiana ne rappresenta la sintesi più alta e più nobile.

Anche se non intendiamo far politica, dobbiamo riconoscere che il centro delle questioni è politico, perché abbiamo bisogno di una politica capace di volare alto, che eviti di sollevare contrarietà inutili, e che richiami, invece, intorno a se convergenze e adesioni per ricercare un nuovo livello sul quale motivare la convivenza sociale.

Ecco, ci auguriamo che la politica ritorni nell’alveo della definizione che ne dava Aristotile, “ l’arte sublime “, capace di rappresentare la sintesi più alta delle attività umane.

Su questo tema ci sarebbe tanto da dire e da scrivere, rispetto all’insufficiente evoluzione della democrazia verso un maggiore livello di libertà, di partecipazione e di solidarietà e le domande che ci si pongono a questo riguardo sono molteplici: se essa si è arricchita con le modifiche recenti della Costituzione, con la nascita dell’Europa Unita, con i poteri che ha il Parlamento nazionale, ecc.

Preferiamo che lo facciano gli addetti ai lavori, senz’altro più titolati.

Ecco perché pensiamo che sia necessario nutrire e promuovere un’ idea migliore del domani attraverso uno slancio a cui la nostra rivista vuole offrire il suo contributo.

Invitiamo a collaborare con Italiaetica, pertanto, chiunque abbia la voglia di dichiarare il proprio punto di vista, con un angolo di osservazione puntato sui valori della dignità umana,

Italiaetica ricercherà la partecipazione di chi avvertirà un simile appello, per farsi carico di offrire il contributo del suo lavoro e del suo sapere, in una chiave diversa, non nuova, che abbia al centro l’etica ed il meglio delle nostre facoltà di comportamento.


In questo primo numero della rivista figurano una serie di articoli che affrontano con angolature particolari e con un atteggiamento molto aperto, diverse problematiche ponendo al centro della loro trattazione i temi etici della convivenza civile.

Apre la rassegna un interessante articolo del Presidente dell’autorità garante per il mercato, il Consigliere Antonio Catricalà, che sottolinea, tra l’altro, come l’etica della libertà e l’etica delle regole diventa un bene supremo da tutelare per difendere il libero mercato e la concorrenza, favorendo la scelta consapevole dei cittadini e dei consumatori.

Un lavoro estremamente interessante per ampiezza, serenità e competenza, è quello che sulla tematica delle cellule staminali ci viene sottoposto dai Professori Salvatore Mancuso, Giovanni Scambia, Alessandro Perrillo e Aurelia Roma, che partendo da nozioni medico scientifiche, si sofferma sugli aspetti giuridici, legislativi e politici, presenti in Italia ed in altri Paesi, sino a trarre delle conclusioni etiche e morali circa il valore della vita dell’embrione.

Su un argomento quasi analogo a quello precedente, ma unico nel suo genere, perché si tratta di un’anteprima essendo il primo lavoro scientifico pubblicato sul tema in Italia, interviene il Professor Tonino Cantelmi che ci presenta una ricerca molto interessante sulle conseguenze psicopatologiche dell’aborto volontario; la ricerca, inoltre, è corredata da un supporto statistico di estremo interesse.

Particolari emozioni suscita, invece, la testimonianza che ci propone un manager riconvertitosi al volontariato, l’ingegnere Bruno Musso, Presidente della Fondazione Istituto Mediterraneo per l’infanzia – MedChild Institute, del Gaslini di Genova – che ci descrive la sua esperienza come un dovere etico e di amore che consente di trasferire l’assistenza medico sanitaria delle strutture ospedaliere maggiormente evolute, a favore dei bambini più bisognosi e sofferenti presenti nei diversi Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

Come a segnare una continuità concettuale geografica con le aree ora evocate, la docente di cultura arabo islamica, la Professoressa Giuliana Cacciapuoti, ci parla della opportunità della “mediazione culturale “, quale necessario strumento per favorire i processi di interazione istituzionale e di integrazione, tra le comunità degli immigrati e quelle riceventi.

Chiude la serie di articoli di questo primo numero, uno studio dell’avvocato Marcello Condemi della Banca d’Italia, che ribadisce la necessità di integrare i principi dell’etica tanto nel settore finanziario, come in ogni campo dell’agire umano, poiché ogni essere umano sia considerato come persona e mai come oggetto o strumento.

Il lettore che avrà ancora voglia e la curiosità non del tutto paga, potrà scovare qualche spunto di interesse nelle rubriche risposte in coda alla rivista che riportano informazioni e notizie elaborate coerentemente con le finalità che hanno sollecitato il nostro impegno.

In ultimo, non possiamo sottrarci dal riconoscere un sincero sentimento di gratitudine, proprio nel momento in cui prende vita questa avventura, verso il nostro editore che tanta fiducia ed interesse ha dimostrato nei confronti del nostro progetto.


Carlo Simeone


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